di RobertRoss

Alle 14.25 di domenica 3 dicembre inizia il pomeriggio sportivo dell’Inter. Il match contro il fastidioso e ostico Chievo Verona è programmato per le 15 ma una scossa elettrica anima all’improvviso l’ambiente nerazzurro: Alberto Brignoli, portiere del Benevento ultimo in classifica a punteggio vuoto, regala il primo punto alla sua squadra ai danni del Milan. Sghignazzi, risa, derisioni in campo e fuori. I ricordi di un’estate trascorsa sopportando i rumorosi proclami della terza squadra di Milano riemergono, assumendo un contorno farsesco piuttosto che quello tetramente minaccioso di agosto. Brignoli fa sprofondare il Milan all’inferno, dove dovrebbe in effetti stare il Diavolo.

L’atmosfera a San Siro pare scaldarsi, il pubblico intona cori e sfottò, e persino Perisic, durante il riscaldamento, si lascia andare ad un ghigno divertito informando i compagni del risultato del Vigorito. I più scaramantici e accorti tra i supporter della Beneamata avranno poco gradito la “bausciata” del croato. Eppure, quello forse era già un segnale del benessere psicologico non solo del giocatore in questione ma anche di tutta la squadra.

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Sebbene l’Inter titolare di ieri schierasse tra le sue fila giocatori ritenuti ormai bruciati (Ranocchia), frustranti (Brozovic) e indecifrabili (Joao Mario), l’atteggiamento iniziale della squadra è stato quello giusto: subito a martellare sugli esterni con Perisic e Candreva, fase di recupero palla tonica da parte di Joao Mario, architettura offensiva disegnata da Borja Valero. Non sembra ci sia la minima esitazione nell’esecuzione del piano tattico di Spalletti, e questo subito tranquillizza i più timorosi sugli spalti e sui divani, sebbene consci che il Chievo sia compagine tradizionalmente complicata. La partita scorre sui binari dell’Inter, con i veronesi guardinghi ma rocciosi. E’ il ritmo che però inizia a fare la differenza: Perisic è adeguatamente sostenuto da Santon, e mette immediatamente in croce Cacciatore; Candreva può sfruttare l’ormai consolidata intesa con D’Ambrosio e fare da aratro sulla povera fascia destra. Le occasioni arrivano su tiri da fuori (Brozovic), dall’interno dell’area (Candreva) e soprattutto da calcio d’angolo, con Ranocchia che più volte va vicino al gol. L’inevitabile segnatura arriva qualche minuto dopo la prima e credo unica parata di Handanovic sul solito Meggiorini: Santon, entrato in area dalla sinistra, calcia col mancino (un altro dei miracoli di Spalletti) e, sulla ribattuta della nostra storica nemesi Sorrentino, Perisic buca la porta del Chievo. Il centro del croato funge da autentico rompighiaccio, e da questo momento in poi per il povero Chievo inizia un vero e proprio calvario.

Accade qualcosa che attendevamo da tempo di vedere: sale in cattedra Brozovic. Sostenuto da un centrocampista di lotta (Joao Mario) e da uno di governo (Borja Valero, non per niente soprannominato “Il Sindaco”), Brozovic, noto esponente sportivo dell’anarchia, decide che è ora di portare un po’ di sano caos nella fase offensiva dell’Inter: lanci, cambi di gioco, conclusioni, verticalizzazioni. E’ proprio da un suo suggerimento in avanti per Icardi che nasce il raddoppio, con il serpente argentino che infila Sorrentino dalla destra, scegliendo un angolo di tiro per pochi eletti. E’ il 2-0, e il sole splende a San Siro.

In una partita che ha dato più risposte di quelle che forse era lecito aspettarsi, il secondo tempo serve ora a dimostrare che l’Inter non solo è capace di plasmare una partita, ma anche di tenerla in pugno. Così, se in altri tempi l’avvio della ripresa sarebbe stato popolato da fantasmi e streghe, la seconda parte di Inter-Chievo, 3 dicembre 2017, inizia con ferocia agonistica rara: prima Ranocchia si guadagna gli applausi di San Siro entrando da dietro su Meggiorini, poi Perisic piega le mani di Sorrentino con un tracciante in seguito ad un recupero palla. Doppietta del croato e partita definitivamente chiusa. La sbornia però è soltanto all’inizio. Un pallone recuperato da Skriniar dà il la ad un’azione che somiglia più ad una sinfonia: abbattuto un avversario, lo slovacco, in totale trance agonistica, lascia il pallone a Brozovic che, con un raggio di sole che illumina il prato del Meazza, lancia l’indemoniato Candreva. Il Bell’Antonio non può che premiare l’inserimento di Skriniar che in tuffo schiaccia il pallone in rete, mandando in visibilio il popolo nerazzurro. Spalletti, da bravo direttore d’orchestra, applaude i suoi uomini, con Brozovic finalmente a suo agio nelle vesti di primo violino.

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I giocatori clivensi sono completamente storditi, e soprattutto in un primo piano di Dainelli si legge la speranza che l’incubo in corso finisca presto. Finisce circa 35 minuti dopo, con un altro gol sul groppone e una miriade di occasioni non sfruttate dai nerazzurri: uno straordinario tiro a giro di Brozovic, un tiro a fil di palo di Karamoh, una volée di Borja Valero. Per quanto suoni assurdo sentirlo, il match finisce “solo” 5-0.

Sono soprattutto le impressioni visive a destare grandi speranze, più che i meri numeri. Il dominio sul campo è stato totale, e lo sarebbe stato anche contro un Chievo al completo. L’inserimento delle cosiddette riserve è stato perfetto: Ranocchia ha risposto presente, con una prova di indiscutibile serietà, e si è meritato gli applausi di tutti i tifosi; Joao Mario ha confermato che il suo ruolo è quello di mediano, dove aveva brillato anche durante la breve parentesi De Boer; Brozovic ha sfoggiato una qualità che non si vedeva almeno dai tempi di Sneijder. Forse non parliamo di fenomeni, ma inseriti in un contesto funzionante hanno dato tutti e tre prova di poter far parte di una squadra ambiziosa. Sta a loro confermarsi in allenamento prima che in partita, perchè ora sanno che c’è un allenatore che sceglie ma non boccia, e che premia impegno e sacrificio.

Tanto sacrificio servirà sabato sera: si entra nel regno di Mordor. Sauron ha puntato il suo occhio su di noi e ci ha preso di mira. La Juventus potrà anche aver palesato qualche difetto difensivo, ma negli scontri diretti non sbaglia quasi mai. Dovremo mettere in campo la stessa furia mostrata col Chievo, o pagheremo inevitabilmente dazio alla potenza di fuoco di questa zebra diventata ora carnivora. Passeremo la settimana a chiederci con che formazione si schiereranno i bianconeri, ma a questo punto viene da chiedersi anche come ci schiereremo noi. Dando per assodato il rientro di Miranda in difesa, quanti sono disposti a scommettere sulla titolarità di Gagliardini? E’ possibile che il Brozovic visto domenica possa mettere in crisi il suo allenatore, che tanta stima ripone in lui? La sensazione che possa esserci una sorpresa nell’XI iniziale c’è. D’altronde, Spalletti è o no il dirimpettaio della follia?