Con la molto probabile cessione di Joao Mario al West Ham e quella di Gabigol al Santos (entrambi in prestito, ovvio) si può mettere definitivamente il marchio “fine” sulla collaborazione calcistica per l’Inter tra Suning e Kia.

Certo, entrambi con tutta probabilità resteranno in orbita nerazzurra ancora per qualche tempo (Gabigol sicuro, mentre per Joao non credo che il West Ham eserciterà un diritto di riscatto così alto in estate al netto di altri accordi che non conosciamo) ma l’uscita del numero 10 nerazzurro sancisce con assoluta certezza il fallimento sportivo ed economico di questo binomio.

Sono stati i due acquisti più costosi dell’era Suning fatti durante la prima vera campagna acquisti targata Zhang dopo l’acquisizione della maggioranza del pacchetto azionario: Gabriel Barbosa preso a circa 33 milioni di euro dal Santos per la necessità di portare a Milano, anche per una sorta di biglietto di presentazione, un talento in rampa di lancio nel calcio mondiale.

Joao Mario, invece, a più di 40 milioni dallo Sporting Lisbona, cifra probabilmente considerata due anni fa leggermente sopra la media per quello che si era visto ma certamente un investimento che poteva starci in un periodo in cui le ristrettezze economiche non erano palesi ed evidenti come oggi.

C’è però una differenza tra le due operazioni e i due calciatori: se Gabigol col passare dei mesi assume sempre più le sembianze di una truffa internazionale, bocciato da De Boer, Pioli, Vecchi, Spalletti e Rui Vitoria al Benfica, e ora di ritorno nel campionato brasiliano, forse l’unica competizione per adesso adatta a lui, Joao Mario invece aveva già dimostrato di essere un centrocampista giovane, in crescita, importante anche per la vittoria storica dell’Europeo per il suo Portogallo, indossando, tra le altre cose, la maglia numero 10.

Certo, nulla che facesse presagire ad un fenomeno mondiale, ma certamente un giocatore di gran lunga superiore a quello poi visto nei mesi nerazzurri.

Carattere personale e caratteristiche tecniche non proprio chiare in una squadra che fatica da anni a trovare una propria identità hanno inciso su un rendimento insufficiente portando ad errori assurdi e spesso dettati dalla poca freddezza o dalla svogliatezza in momenti topici o disperati.

Sicuramente il Joao Mario che abbiamo ammirato noi interisti non è il vero Joao Mario ma è altresì palese che di questo Joao Mario noi non ce ne facciamo nulla: quindi giusto trovare una strada che divida i nostri destini in mezzo a condizioni economiche da rispettare spinosissime.

I 33 milioni di Gabigol e gli oltre 40 di Joao restano due macigni a bilancio e serviranno tempo e grandi relazioni internazionali (vedi il filo che da sempre collega Kia al West Ham dagli anni di Mascherano e Tevez) per smaltirli: su Gabigol ho davvero poche speranze (credo al 90% arriverà a fine contratto con l’Inter girovagando in prestito) mentre su Joao Mario qualche possibilità in più, sulla carta, di rientrare in parte dell’investimento fatto cercando di non fare minusvalenza, c’è.

Probabilmente non questa estate, forse la prossima quando la quota residua a bilancio sarà più bassa.
Nel frattempo, come con Kondogbia, registriamo ulteriori acquisti onerosi che a distanza di pochissimo tempo siamo costretti a cercare di piazzare facendoci meno male possibile: per quanto gli acquisti in particolare di Gabigol e Joao sembrino portare la sola firma di quel rapporto, ormai agli sgoccioli, tra Kia e Suning, a quando però una riflessione a 360º sull’area tecnica dell’Inter?