I prossimi giorni saranno molto probabilmente quelli dell’annuncio del nostro prossimo nuovo allenatore. Spalletti pare in vantaggio su tutti almeno a sentire e leggere i vari media.

Un bel rischio per l’attuale allenatore della Roma: il passaggio in una delle top tre italiane, benché dannatamente decaduta e nel suo peggior periodo storico, è sicuramente una sorta di passo avanti in termini di carriera ma le gatte da pelare sono e saranno tantissime e tanti colleghi prima di lui sono rimasti scottatissimi dall’esperienza sulla nostra panchina.

Per pura curiosità, anche statistica, ho voluto prendere le nostre ultime venti stagioni e raccogliere i nomi dei nostri allenatori, verificandone poi la loro carriera una volta terminata il lavoro con i nostri colori.

Questi i mister interisti dal 1996 ad oggi:

1996-1997 – Roy Hodgson poi Luciano Castellini (ad interim)
1997-1998 – Luigi Simoni
1998-1999 – Luigi Simoni poi Mircea Lucescu poi Luciano Castellini (ad interim) poi Roy Hodgson
1999-2000 – Marcello Lippi
2000-2001 – Marcello Lippi poi Marco Tardelli
2001-2003 – Héctor Cúper
2003-2004 – Héctor Cúper poi Corrado Verdelli (ad interim) poi Alberto Zaccheroni
2004-2008 – Roberto Mancini
2008-2010 – José Mourinho
2010-2011 – Rafael Benítez poi Leonardo
2011-2012 – Gian Piero Gasperini poi Claudio Ranieri poi Andrea Stramaccioni
2012-2013 – Andrea Stramaccioni
2013-2014 – Walter Mazzarri
2014-2015 – Walter Mazzarri poi Roberto Mancini
2015-2016 – Roberto Mancini
2016-2017 – Frank de Boer poi Stefano Vecchi (ad interim) poi Stefano Pioli poi Stefano Vecchi (ad interim)

In 20 stagioni, quindi contiamo 25 cambi in panchina e 20 nomi diversi (Mancini, Castellini e Vecchi sono i nomi tornati più di una volta).

Al netto dei Castellini, Verdelli e Vecchi di turno, uomini della società chiamati a colmare provvisoriamente un vuoto, vediamo quali squadre i vari allenatori hanno gestito dopo la rottura con l’Inter:

  • Hodgson ha poi allenato: Grasshoppers, Copenaghen, Udinese, EAU, Viking, Finlandia, Fulham, Liverpool, WBA, Inghilterra
  • Simoni: Piacenza, Torino, CSKA Sofia, Ancona, Napoli, Siena, Lucchese, Gubbio, Cremonese
  • Lucescu: Rapid Bucarest, Galatasaray, Besiktas, Shakhtar, Zenit
  • Lippi: Juventus, Italia, Guangzhou, Cina
  • Tardelli: Bari, Egitto, Arezzo, vice Irlanda
  • Cuper: Mallorca, Betis, Parma, Georgia, Aris Salonicco, R. Santander, Orduspor, Al-Wasl, Egitto
  • Zaccheroni: Torino, Juventus, Giappone, Beijing Guoan
  • Mancini: Manchester City, Galatasaray, Inter
  • Mourinho: Real Madrid, Chelsea, Manchester United
  • Benitez: Chelsea, Napoli, Real Madrid, Newcastle
  • Gasperini: Palermo, Genoa, Atalanta
  • Ranieri: Monaco, Grecia, Leicester
  • Stramaccioni: Udinese, Panathinaikos, Sparta Praga (?)
  • Mazzarri: Watford

Una prima visione di queste squadre ci dà un quadro abbastanza desolante delle carriere post-Inter di tutti i protagonisti.

Certo, trattasi di opinioni anche sulla caratura delle stesse, ma credo che pochissimi hanno salvaguardato e visto accrescere o restare stabile la propria carriera dopo l’esperienza nerazzurra: tra questi Mourinho, Lippi (ahimè) e anche Mancini (seppur ora in fase declino, è stato “addirittura” richiamato dall’Inter di questi anni…).

È andata così così per Benitez, scelto successivamente dal Chelsea che poi ha lasciato a fine stagione, poi dal Napoli e incredibilmente dal Real Madrid dove è stato esonerato bruscamente per poi ritrovarsi a lottare in Championship con il Newcastle ora promosso in Premier.

Stesso dicasi, forse, per Lucescu che non ha più ricevuto chiamate dalle big d’Europa ma ha mantenuto una dignitosa carriera nello Shakhtar e ora allo Zenit di San Pietroburgo.

Su tutto il resto dei nomi stendiamo un velo più o meno pietoso: Hodgson ha avuto un’impennata quasi inaspettata con il ruolo di ct dell’Inghilterra dopo esperienze tutt’altro che entusiasmanti; Simoni ha imboccato il viale del tramonto come Tardelli, direi in forte anticipo rispetto alla sua età, Cuper e Zaccheroni. Quasi bruciati.

Gasperini, Stramaccioni e Mazzarri sono tutti ritornati nella dimensione più adatta a loro, non all’altezza di una top ma ributtati in provincia o nelle periferie estere per una carriera non certo di primo piano.

Ranieri ha avuto quella straordinaria cavalcata dello scorso anno col Leicester, il punto forse più alto della sua carriera, dopo aver promosso il Monaco in Ligue 1 e tentato l’avventura come commissario tecnico della Grecia. Ecco, non proprio squadroni.

In totale, se volessimo ridurre tutto ad un dato statistico, ben 10 allenatori sui 14 analizzati non hanno allenato, dopo la panchina dell’Inter, altre squadre che possono rientrare tra le top europee, più del 70%.

Quel 30% che si è salvato ha i nomi di Mourinho, Mancini, Benitez e Lippi, chi più chi meno tutti considerati sulla carta ottimi allenatori (vabbè su Lippi avrei le mie riserve ma non è questo il punto).

Insomma, chi accetta la panchina dell’Inter è costretto ad accettarla perché è sempre grande occasione sportiva ma soprattutto economica e di visibilità non indifferente, ma nella stragrande maggioranza dei casi rischia tantissimo di rovinare la propria carriera, spesso scalfendo anche la propria immagine. Gli unici a non aver fatto tutto questo son stati allenatori che, pur fallendo da noi, avevano già una grossa credibilità alle spalle.

Chi sembra aver fatto più difficoltà è chi ha voluto lanciarsi in quest’avventura come trampolino per la propria carriera dopo aver fatto buoni risultati magari in provincia o in squadre medie: dopo di noi, però, nel migliore dei casi è tornato nella categoria d’origine. Alcuni hanno anche chiuso col calcio che conta.

In quale categoria potrebbe rientrare Spalletti?

Come si calerà nel frullatore Inter e successivamente come ne uscirà?