Siamo tornati con la seconda puntata sui giocatori che più mi sono piaciuti nell’Eredivisie dell’ultima stagione, anche se speravate di scamparla. Oggi daremo un’occhiata ai giocatori di centrocampo che in Olanda sono sempre, di solito, un’ottima risorsa alla quale attingere per assicurarsi prestazioni di calciatori universali. Come raccontato più volte, il centrocampista olandese di solito è molto “costruito” sin dalle giovanili attraverso un ferreo allenamento dei fondamentali. È molto difficile trovare tra i centrocampisti olandesi giocatori che non sappiano coprire quasi tutti i ruoli del centrocampo a due, a tre o a quattro. Parlando delle differenze calcistiche tra Olanda ed Italia con i miei amici Oranje, ci siamo trovati molto d’accordo nel dire che un giovane difensore olandese dovrebbe chiedere al proprio agente di trascorrere due o tre campionati in Italia per essere sicuro di poter esprimere al meglio tutte le proprie qualità, mentre un centrocampista italiano appena uscito dalla “Primavera”, farebbe bene a cercare di passare un paio d’anni in Eredivisie per completare il proprio bagaglio tattico e tecnico.

CONTRO-COPERTINA: I NOMI CHE NON TROVERETE

Come spesso accade a centrocampo l’esperienza fa una grande differenza. Se dovessi fare una pura classifica di rendimento, e non di estetica calcistica (con un occhio al mercato e alle possibilità di essere profili interessanti per un’eventuale trasferimento), i tre nomi che faccio oggi qui sarebbero senza alcun dubbio nella top 5 dei centrocampisti dell’Eredivisie 2016/17. Ed ecco che, quindi, nella contro-copertina dei centrocampisti ci mettiamo un colore un po’ vintage e nominiamo un giocatore stagionato per ognuna delle tre grandi, in rigoroso ordine di classifica finale delle loro squadre: Karim El Ahmadi, classe 1985 e capitano del Feyenoord in assenza di Dirk Kuyt, interno di centrocampo e giocatore chiave nello schieramento poco olandese di van Bronckhorst, con il compito di interdire e rilanciare l’azione da una posizione decentrata, non quindi il classico mediano di rottura. Ma El Ahmadi, una carriera passata tra Twente, Feyenoord e Aston Villa, ha messo a disposizione dei Rotterdammers, grinta, carisma e “garra”, risultando assolutamente decisivo nella stagione vincente dei biancorossi e tornando di prepotenza tra i titolari della nazionale del Marocco. Il secondo nome è quello di Lasse Schöne, danese classe 1986, che quando arrivò all’Ajax svincolato dal NEC di Nimega nel 2012 nessuno avrebbe pensato che il suo apporto sarebbe stato così decisivo e continuo lungo l’arco di così tante stagioni. Schöne, originariamente trequartista e con de Boer impiegato prevalentemente come attaccante di manovra sugli esterni, è stato spostato da Bosz davanti la difesa a fare gioco. Si usa sempre con molta facilita l’espressione di centrocampisti “alla Pirlo”, ma nel caso del danese dell’Ajax la definizione è perfetta: con gli ovvi e dovuti paragoni, Lasse Schöne ha giocato proprio con le stesse funzioni e lo stesso tipo di impostazione tecnica del centrocampista bresciano, e nel modulo di Bosz è stato il giocatore perfetto per poter impostare l’azione con precisione e velocità, grazie alla sua tecnica di livello senz’altro superiore alla media. L’ultimo nome è quello di José Andres Guardado, anch’egli classe 1986, centrocampista messicano del PSV e tra i maggiori artefici dei due titoli consecutivi vinti dai Boeren. La sua squadra non ha brillato in questa stagione e se vogliamo si può anche dire che abbia deluso. Ma come il suo compagno di squadra Arias tra i difensori, le sue prestazioni individuali sono state sempre all’altezza. Grintoso e carismatico, presente nei primi 3 giocatori delle diverse classifiche di rendimento del campionato olandese, Guardado rappresenta bene quel che un centrocampista moderno dovrebbe essere, ovvero bravo in tutte le fasi del gioco. Vedendolo ormai per il terzo anno di fila, non capisco come questo giocatore, che pure aveva fatto già vedere ottime cose tra La Coruña e il primo anno a Valencia, sia finito al PSV. Sia ben chiaro, i tifosi dei biancorossi di Eindhoven ne sono ben felici, ma senz’altro Guardado avrebbe fatto bene (e chissà, forse ancora per almeno un paio di stagioni) anche in squadre più quotate della Philips Sport Vereniging.

#9 – SOFYAN AMRABAT

FC Utrecht, 1996, Interno Dx, Marocco (38 pres. stag., 1 gol)

Alla sua prima stagione da titolare, questo ventenne cresciuto nell’Utrecht ha impressionato tutti per l’efficacia del gioco. Centrocampista tecnico, come tantissimi dei giocatori marocchini nati e cresciuti in Olanda e nel calcio olandese, è stato uno degli elementi fondamentali del gioco di ten Hag, che schiera un 433 che si maschera molto spesso in un rombo, sfruttanto le doti da trequartista di un altro dei marocchini-olandesi dell’Utrecht, Labyad. Amrabat non ha un fisico imponente ma ha passo, visione di gioco e sufficiente personalità per reggere il confronto in mezzo al campo. Vista l’età, sarà interessante vederlo all’opera in Europa League per vedere come affronterà un palcoscenico tattico molto diverso da quello in cui ha operato sinora.

#8 – FERDI KADIOGLU

NEC Nijmegen, 1999, CC offensivo, Olanda (28 presenze stagionali, 4 gol, naz. U19)

Quando il tecnico tedesco del NEC, Hyballa, ha fatto esordire Kadioglu lo scorso ottobre, il giocatore non aveva compiuto ancora 17 anni, ma a tutti i tifosi del NEC è apparso subito chiaro che, finalmente e dopo lunghissimi anni, dalle giovanili dei rossoneroverdi era uscito un grande talento. Ancora acerbo, ha però i numeri del giocatore predestinato, riuscendo a far valere la sua velocità sui 20 metri, combinata con una tecnica individuale notevolissima, già ora. La retrocessione dei Nijmegenaaren in seconda divisione, assolutamente inopinata, mette un grosso punto interrogativo sul futuro di questo ragazzo, al quale chiaramente un anno in Eerste divisie non servirebbe a nulla. Si parla di un interessamento dell’Ajax, di certo è che la dirigenza del NEC metterà tra i disastri provocati dalla retrocessione anche la perdita, e forse la svendita, di uno dei migliori talenti che siano passati da quelle parti negli ultimi trent’anni.

#7 – MATEUSZ KLICH

FC Twente, 1990, Interno Dx/Sx, Polonia (30 pres. stag., 6 gol)

Nell’anno in cui il Twente è dovuto ripartire quasi da zero dopo aver sfiorato la retrocessione per irregolarità finanziarie, i rossi di Enschede sono andati oltre le previsioni raggiungendo un impronosticato settimo posto che ha consentito loro di giocare i playoff per l’accesso all’Europa League. Uno dei migliori dei Tukkers è stato questo centrocampista molto solido che, dopo diverse stagioni in Bundesliga (Wolfsburg e Kaiserslautern) e un campionato del mondo in Brasile dove si era messo in luce con la sua nazionale, è sparito dai radar ed ha deciso di riapprodare in Olanda, dove era già stato (a Zwolle, per due campionati). Il Twente ha beneficiato della rinascita del duttile centrocampista polacco, e così Klich si è fatto apprezzare per le sue doti di abnegazione, unite ad un fisico che si fa sentire in mezzo al campo. Un profilo senz’altro interessante per chi vorrà scommettere sul suo ritorno ai livelli del 2014: la stagione al Twente ci dice che Klich è sulla strada giustissima.

#6 – JENS TOORNSTRA

Feyenoord, 1989, CC Offensivo/Trequartista, Olanda (41 pres. stag., 14 gol, naz. A)

Questo giocatore è stato sempre uno dei miei preferiti, e forse anche la dimostrazione che spesso non si guardano con sufficiente attenzione i dati statistici. Già presente nella mia lista quattro anni fa quando militava ad Utrecht, Toornstra è sempre stato un centrocampista duttilissimo, capace di giocare davanti alla difesa tanto quanto da trequartista, e gli anni in cui è stato messo sufficientemente vicino alla porta ha dimostrato di avere un grande senso del gol. Il suo problema è che non è bello da vedere, sembra sempre che arranchi sul pallone con difficoltà, ma la sua tecnica e la sua visione di gioco sono di livello superiore. Nel giro delle convocazioni della nazionale sin dal 2013 quando ha esordito nella tournée in oriente, Toornstra ha finalmente collezionato altre due presenze quest’anno, giusto coronamento ad una stagione eccezionale che lo ha visto assoluto protagonista della vittoria in campionato del Feyenoord.

#5 – DAVY PRÖPPER

PSV Eindhoven, 1991, Interno Dx., Olanda (44 pres. stag., 10 gol, naz.A)

L’erede di Kevin Strootman nel centrocampo dei Boeren ha confermato, paradossalmente più quest’anno che l’anno scorso, quando invece il PSV ha vinto il titolo, di essere diventato quel centrocampista maturo e di presenza in campo che tutti gli osservatori pensavano potesse diventare già dai tempi del Vitesse. Centrocampista completo, proprio come il suo predecessore predilige il lavoro sporco di “pulire” i palloni a centrocampo, ma a differenza della “Lavatrice” romanista, più fisica e carismatica, Pröpper sfrutta le sue qualità di agilità per inserirsi più spesso in zona gol. Le 10 segnature di questa stagione fanno il paio con la dozzina della stagione scorsa e dimostrano che non sono un caso. A mio parere, il giocatore è prontissimo per esperienze più probanti del calcio olandese, e chi lo prenderà farà un affare.

#4 – YASSIN AYOUB

FC Utrecht, 1994, Mediano/Interno Sx, Marocco (40 pres. stag., 5 gol)

Ed ecco il terzo componente del trio di centrocampo olandese-marocchino dell’Utrecht, a mio parere il migliore dei tre. Mi aveva già impressionato al suo primo anno da titolare nella stagione 2014/15, ma da allora non ha fatto che migliorare. Ayoub rappresenta una tipologia rara nel panorama del calcio olandese, che è quella dell’interditore con i piedi buoni; in questa stagione ha giocato più spesso da interno sinistro, lasciando lo spazio davanti alla difesa all’esperto Wout Brama. Ma la mossa di ten Hag ha permesso all’Utrecht di mostrare un calcio sempre molto bello da vedere grazie alla tecnica ed alla agilità dei suoi centrocampisti. Il loro quarto posto finale in campionato non è arrivato per caso, e Ayoub è un nome da tenere assolutamente d’occhio, tra l’altro convocato dalla nazionale maggiore marocchina quest’anno, ma senza aver ancora debuttato. Personalmente, mi stupisco che non sia ancora stato al centro di trattative negli anni scorsi, ma immagino che accadrà presto.

#3 – DAVY KLAASSEN

Ajax, 1993, Interno Dx/Sx, Olanda (50 pres. stag., 20 gol, naz. A)

Insieme a Veltman (erano entrambi nell’Ajax che giocò la famosa finale di Next gen contro l’Inter di Stramaccioni) è uno dei giocatori che alla fine ho “dovuto” sempre inserire nelle mie liste relative all’Eredivisie. Non che fosse difficile, perché era chiaro a tutti che dopo la partenza di Eriksen verso il Tottenham, l’Ajax si sarebbe affidata ad uno dei suoi tanti gioielli fatti in casa per sostituirne la capacità tecnica e di leadership tattica in mezzo al campo. Klaassen non ha tradito le attese, e da capitano ha disputato la sua miglior stagione in assoluto della sua carriera (corredata da 7 presenze e 2 reti in nazionale), purtroppo per lui senza vincere neanche un titolo, che forse avrebbe senz’altro meritato anche per la volontà di rimanere all’Ajax anche nella stagione appena conclusa, rinunciando nelle scorse stagioni ad interessanti offerte. Klaassen è già stato presentato all’Everton, dove giocherà probabilmente da titolare indiscusso. Una scelta saggia che gli permetterà di familiarizzare con la Premier senza avere enormi aspettative sulle spalle. Una scelta che dimostra anche fuori dal campo l’intelligenza che ha fatto sempre vedere sul rettangolo verde.

#2 – TONNY EMILIO TRINIDADE DE VILHENA

Feyenoord, 1995, Interno Sx, Olanda (37 pres. stag., 5 gol, naz. A)

Ricordo benissimo la partita del suo esordio col Feyenoord a 17 anni e quando dissi a quei poveracci che ascoltano i miei deliri sul campionato olandese “questo, se non si perde, diventa uno dei migliori centrocampisti d’Europa”. Poi si è perso un po’, con la testa dei 18 anni e la convinzione di essere arrivato. La risalita è stata lenta ma costante, fino all’estate del 2016 dove stava per accettare l’offerta dell’Inter, essendo scaduto il contratto proprio nel giugno di quell’anno. Solo che l’Inter gli offriva sì più soldi, ma anche un anno obbligatorio in prestito per familiarizzare con la serie A. La presunzione di quelli che credono molto in se stessi gli ha fatto dire no e preferire il rinnovo con la squadra in cui è cresciuto. Mai scelta fu più azzeccata perché Vilhena non solo ha visto vincere il Feyenoord dopo 18 anni di digiuno, ma ne è stato protagonista assoluto. Voetbal International, alla fine del girone di andata, ha messo in copertina Vilhena sul trono come simbolo del Feyenoord campione d’inverno. Non Kuyt, non Jorgensen, non Karsdorp, ma il signore assoluto del centrocampo dei Rotterdammers. A me ricorda molto il primissimo Nainggolan cagliaritano, con meno fisico ma un sinistro vellutato che il Ninja sicuramente non ha. Non so più se diventerà uno dei migliori centrocampisti d’Europa, ma di certo lui ci proverà, e visto il carattere e la tigna che ha dimostrato, non è detto assolutamente che non ci riesca, per giunta in tempi non così lunghi.

#1 – HAKIM ZIYECH

Ajax, 1993, Interno Sx/CC universale, Marocco (42 pres. stag., 10 gol, naz. A)

Hakim Ziyech rischia, per me, di diventare uno di quei misteri calcistici tipo Diego Milito, cioè un giocatore di valore assoluto che per motivi misteriosi rimane sottotraccia finché non trova il posto dove può fare quel che ha sempre fatto, ma finalmente ad altissimo livello. Il centrocampista marocchino continua a far vedere sin dai suoi esordi all’Heerenveen di essere un giocatore di classe superiore, di temperamento e carattere fuori dal comune (al Twente spazzato via dalla bufera del fallimento imminente, ha tenuto in piedi da solo la squadra giocando in tutti i ruoli del centrocampo e dell’attacco) e di grande intelligenza e duttilità tattica, e per finire eccellente in tutti i calci da fermo. Bosz lo ha voluto “solo” come interno sinistro, visto che come esterno destro d’attacco voleva la velocità di Traoré e non l’estro e la tecnica che in quella posizione aveva fatto diventare Ziyech l’erede di Tadic al Twente. Il marocchino-olandese l’ha ripagato alla grandissima dimostrando di essere un giocatore tatticamente pazzesco, applicandosi ai dettami del mister in maniera scientifica, e limando anche le spigolosità del suo carattere che a volte gli avevano procurato dei problemi (in nazionale questi problemi ce li ha ancora, avendo litigato col tecnico della nazionale del Marocco, Renard, e non rispondendo più alle convocazioni). Non credo che partirà quest’anno, visto che con l’addio di Klaassen è probabile che l’eredità di leader tecnico della squadra ricadrà sulle spalle del 24enne di Dronten, ma per me è già incredibile che giochi ancora in Eredivisie. Non capisco cosa aspettino le grandi squadre ad affondare il colpo su uno dei centrocampisti più completi e moderni dell’intero panorama calcistico europeo. Nel frattempo, l’Ajax se lo gode: immagino che il neo-allenatore Keizer punterà decisamente su di lui per strappare il titolo ai rivali del Feyenoord e riportarlo ad Amsterdam, dove manca ormai da tre stagioni.