• Non piangere perché è finito, sorridi perché è successo”: Inter-Liverpool è probabilmente tutta in questa frase di Gabriel Garcia Màrquez. Inutile stare a disquisire sulla sconfitta, parliamo di un avversario che è su un altro pianeta rispetto a noi e contro il quale abbiamo giocato una partita più che dignitosa lottando, con i nostri mezzi, per quanto ci è stato possibile: il solito attacco asfittico e la sempre ottima percentuale di realizzazione di tiri nello specchio degli avversari hanno portato gli inglesi ad ipotecare il passaggio del turno già prima del ritorno. Non che prima del fischio di inizio ci fossero dei dubbi, eh.
  • Ma appunto inutile piangere su un qualcosa che non avremmo potuto fare meglio, quindi “godiamoci” quello che è successo: la squadra ha una sua identità, continua a giocare sempre fino a quando va a sbattere sui suoi limiti, quelli che ben conosciamo: oltre al già pluricitato attacco, una panchina drammaticamente inutile e una tenuta atletica che, soprattutto nei big match, non va oltre i 70-75′: grave pecca se molte di queste partite le hai poi perse proprio nell’ultimo quarto d’ora.
  • Nelle 9 partite giocate nel 2022 l’Inter ha trasformato in gol solamente il 9% dei tiri totali verso gli avversari e il 26% dei tiri in porta (13 su 140 e 13 su 50). Per contro ha subito gol per il 36% dei tiri in porta subiti (10 su 28). Anche i dati (Transfermarkt, ndr) stanno inchiodando quelli che sono i limiti sempre più evidenti di questa squadra: il portiere (e vabbé) e un attacco costruito malissimo, dove manca un vero centravanti, manca chi sa saltare l’uomo (non parlatemi di Correa), manca quello forte di testa, manca insomma qualcuno di decisivo anche con una sola di queste caratteristiche. Rattoppare la rosa d’attacco con un parametro zero 36enne (per quanto autore finora di un’ottima stagione, poveraccio) e un ballerino col fisico di Sensi per adesso non sta premiando granché. E il dramma è che dobbiamo sperare si riprenda presto proprio il ballerino Correa per avere un’alternativa valida e che possa portare qualcosa di diverso lì davanti.
  • Lautaro è in un periodo di forma tremendo dove pare l’ultimo Batistuta ammirato coi nostri colori. Che questo post possa scaramanticamente sbloccarlo perché i numeri iniziano ad essere impietosi: spesso lontano dalla porta, non tira più, non segna più (ultimo gol su azione 2 mesi fa a Salerno), con Dzeko proprio non si prende (mia opinione, loro sono la peggior coppia assemblabile nel nostro attacco ad oggi). Eppure quest’anno avremmo bisogno della sua esplosione, dopo la partenza di Lukaku solo i suoi gol potrebbero portarci qualcosa di buono a fine stagione. Ma in questa modalità né carne né pesce pare soltanto un attaccante che corre come un mediano e segna come un difensore. Lautaro, svegliati.