Siccome sono un tossico come perdermi la prima uscita stagionale della Beneamata, nonostante mi tocchi vedere inquadrato ogni 5 minuti la faccia di uno che dovrebbe stare solo sul bersaglio delle freccette di ogni Inter Club? Impossibile ovviamente.

Già nella lettura delle formazioni e dei forfait dell’ultimo minuto (“Oh Dio, Colidio ha il cagotto, come cazzo facciamo?” è un pensiero che fa ridere già così) emergono le linee operative di quest’anno che testimoniano grande programmazione, investimenti proporzionali alla scommessa fatta sull’allenatore e competenze dirigenziali di grandissimo profilo: gli eterni Candreva e Perisic a tutta fascia (tra i più bestemmiati negli scorsi anni in quanto tra i più noti per la voglia di giocare definiamola altalenante), un centrocampo tutta garra con la giraffa storpia Gagliardini e l’emulo nerazzurro di Mordino di Madagascar Sensi a fare le mezzali davanti all’unica nota veramente positiva Epic Brozo. Per concludere con un attacco degno di 111 anni di storia leggendaria Longo’o e il povero Sebastiano Esposito su cui caricare tutte le aspettative di una squadra il cui principale problema l’anno scorso (a parte scoppiare a dicembre) è stato quello di segnare poco. Unico cambio davanti: Vergani, così da concludere la partita con un attacco che anagraficamente somma meno anni di quello che vorremmo comprare (nonno Edin Dzeko). Spero si noti il sarcasmo perché avrei spaccato sia il televisore che il telefono se non fosse che il danno procurato sarebbe stato solo a mio carico.

Veniamo all’analisi tattica (dato che parliamo del mega super incredimister che ci permetterà di arrivare primi con una rosa da quarto posto se tutto dice culo): dietro come i più savi di noi avevano previsto non gioca con 3 centrali puri, ma con 2 centrali + il sempiterno Danilone (peraltro uno degli affari più sensati della storia dato che ha fatto corrispondere valore, costo e rendimento) amatissimo dai tifosi perché fa quello che chiediamo a tutti quelli che vestono la maglia nerazzurra, correre e dare tutto quello che hai. In mezzo e davanti la missione sembra abbastanza semplice: pressate come dei dervisci anche a costo di scoprirvi dietro che poi ci pensano i tre centrali e i due carneadi in fascia a coprire. Per 45 minuti funziona. Già i primi 10 minuti del secondo tempo abbiamo pensato solo a passarci la palla senza che il Lugano facesse nulla. Poi 10 cambi su 11 e partita che perde ogni senso analizzare.

Chissà se riusciremo a giocare 50 partite per 90 minuti così. L’ultimo che ci ha provato si chiamava De Boer e sappiamo come è finita, quello prima si chiamava Topo Gigio, anche lui finito male. Magari i poteri taumaturgici del Gobbo di Notre Dame de Salento trasformeranno la nostra rosa in supersayan, ma temo che assisteremo più a una versione sfigata dei Pokemon; sicuramente mi sbaglierò, ma se i nostri illuminatissimi dirigenti e proprietari decidessero di spendere dei soldi proporzionali a quelli investiti per l’allenatore per comprare giocatori forti e vendere le croste che da anni ci affliggono senza venderci il solito top player riciclato mi sentirei più tranquillo.