Sull’esegesi di Marotta grande stratega e dirigente sportivo, già peraltro incrinata in partenza dalle scelte che gli riconosciamo nei suoi anni gobbi, iniziano a fioccare i dubbi: ovviamente i conti si fanno alla fine (o al confine?), ma per ora in un paio di giorni è riuscito a radere al suolo il valore di due asset del club che costituivano forse alcune delle poche possibilità di incassare qualcosa, storico tallone d’Achille della nostra dirigenza incapace nei decenni di vendere anche l’acqua nel deserto.

Come se questo non bastasse introduce la conferenza stampa di presentazione di Antonio Conte, neo mister tra lo sconcerto degli interisti di lunga data, senza farsi affiancare dal pur presente in sala stampa Lele Oriali (che trascorre i 60 minuti di conferenza stampa con un muso lungo che manco durante le semifinali di Coppa furtate dal Real Ladrid negli anni Ottanta) e con un discorso tutto centrato sui valori che l’Inter dovrebbe incarnare nei suoi uomini più rappresentativi.

Valori dell’Inter. Antonio Conte. Devo ammettere che il mio cervello ha fatto corto circuito a quel punto e ho faticato a seguire il resto della noiosissima conferenza durante la quale gli ammaestrati pennivendoli non hanno avuto il coraggio di fare manco mezza domanda scomoda e solo un paio di domande tecniche (le uniche che ha avuto senso ascoltare).

Per il resto quello la mia sensazione è stata che il grande dirigente e stratega si sia presentato al fianco del tanto discusso nuovo mister per evitare che sbottasse e mandasse all’inferno la società dopo neanche un mese di incarico visto che ha già capito che di vincere non vi sarà alcuna possibilità e che le promesse fattegli rimarranno tali (come già in passato per suoi predecessori). Il mio timore per sessanta minuti è stato che Antonio Conte si buttasse a terra scongiurando in diretta televisiva Andrea Agnelli di riprenderlo a casa gridando: “con la mia faccia sotto i vostri piedi vi chiedo perdono, non farò più il cattivo, vi prego, riprendetemi con voiiiiiii!”.

Non è successo, ma non ho mai assistito a una conferenza stampa di inizio stagione di un mister nerazzurro con meno feeling e con una così netta sensazione di essere solo il rincalzo di comodo per chi deve mantenere un certo livello di vita (12 milioni sono sempre 12 milioni anche se tinti di colori a te invisi, caro Antonio). Ma per allenare l’Inter e convincere gli interisti ci vuole di più. Parecchio di più.