All’ennesima partita di Gagliardini titolare non ho più neanche gli occhi da strapparmi dal cranio. E per rendere tutto un po’ più pepato l’odiato Mister piuttosto che mettere in campo Eriksen schiera Brozovic nel ruolo di trequartista che tutti gli interisti sanno gli si addice più o meno come una cena di gala per il premio Nobel. Con queste premesse nella zona nevralgica del gioco e tutti gli altri elementi del minestrone di feci a cui ci abitua la squadra nerazzurra negli ultimi anni la cronaca della partita è già fatta. Però sono buono e ve la riassumo: zero tiri in porta. Un miracolo aver portato a casa un punto. In gran parte da attribuire a Spinazzola, altro giocatore e gobbo maledetto noto per giocare dignitosamente solo contro di noi.

Ma riflettiamo su quello che ci ha mostrato la partita: dopo circa 15 minuti di nulla su un calcio d’angolo battuto decentemente il dottor professor Stefan De Vrij svetta e la insacca. Il vantaggio insperato induce tutti i tifosi ad auspicarsi che la squadra si svegli, ma tutto ciò non avviene: Ashley-this-match-not-so-Young continua a farsi saltare da Peres e Pellegrini con lo stesso identico triangolo per tutti i suoi 70 e rotti minuti in campo; Candreva continua a farsi sbeffeggiare da Spinazzola; Gagliardini e Brozo in due non sono in grado di fare tre passaggi di fila neanche alla Pinetina, tanto meno in avanti; Lautaro continua a buttarsi per terra e fare tacchetti del cazzo senza mai manco pensare a tirare verso quella zona compresa tra legni bianchi che si chiamerebbe goal.

Proprio allo scadere Lautaro viene preso a scarpate e sull’azione successiva Spinazzola (proprio lui) tira una loffia che il nostro portiere a deambulazione ridotta guarda scorrere senza manco fare finta di provare a parare, De Vrij prova a fare anche il portiere, ma non ce n’è. Fino a qui tutto bene, o meglio, una merda, ma succede. Ma l’AIA non vuole perdere l’occasione di partecipare in maniera determinante anche a questo campionato, tanto per toglierci il gusto di guardare questa squadra di merda e lamentarci delle sue lacune e ignoranze senza doverci rodere il fegato anche per la malafede altrui: Di Bello viene richiamato al VAR, tutte le televisioni sintonizzate vedono il calcetto sul piede di Lautaro, anche lui lo vede, ma mica può sputtanarsi così davanti ai padroni delle ferriere, e convalida una rete palesemente irregolare. Ripeto: pareggio meritato dalla Roma, ma irregolare per come matura. E basta.

Secondo tempo in cui tutti i tifosi nerazzurri si aspettano una reazione. Che come al solito non c’è. Né in campo, né in panchina. Non c’è neanche quando continuiamo a non tirare in porta e Lautaro fa venire voglia di sparargli con un kalashnikov direttamente da una finestra affacciata sull’Olimpico, né quando pigliamo il secondo gol in infilata con doppio rimpallo di culo Dzeko-Mhtriacoso in area. Verso il 70esimo balugina l’idea di qualche cambio che non sortisce alcune effetto.

Tutti i tifosi nerazzurri stanno già mandando giù l’ennesimo boccone amaro quando Spinazzola (sempre lui) ci regala un rigore prendendo a scarpate Moses in piena area di rigore. La faccia di Di Bello quando deve assegnare il rigore è un programma: gli fosse morto il gatto sarebbe più allegro. Lukaku dal dischetto non sbaglia (a ennesima riprova che se non avesse lasciato quel cazzo di rigore contro il Bologna a Lautaro “Micio” Martinez avrebbe evitato un mio ennesimo travaso di bile) e portiamo a casa il pareggio.

Pareggio che vale l’obiettivo minimo di quest’anno, cioè la qualificazione con qualche giornata di anticipo alla prossima Champions League. Certo spendere 12 mln per allenatore e spendersi in roboanti proclami (“schiacceremo tutti”) per poi puntare ad anticipare di 4 giornate i risultati di Spalletti mi pare un po’ eccessivo, ma per una squadra ai minimi termini calcistici come l’Inter di questo decennio (ricordiamo il peggiore di tutta la centenaria storia nerazzurra dopo il secondo miglior decennio di tutta la storia nerazzurra!!!) già l’obiettivo minimo è un buon risultato. Per un tifoso che ha memoria di chi siamo e chi eravamo e chi dovremmo essere è proprio un brodino, ma questo passa il convento interista di questi anni.