Ci sono molti tipi di voragine: c’è la voragine che ti si apre dentro quando leggi l’ennesima formazione con Gagliardini in campo, affiancato da un se ubriaco e da uno spagnolo ottuagenario, in un centrocampo che non riesce a centrare la porta neanche se ne raddoppiano le dimensioni nel regolamento. Poi c’è l’oscura incoscienza che ti pervade quando vedi l’ennesimo quarto d’ora all’arrembaggio in cui ti muovi, attacchi, fai girare la palla, ma non tiri mai. E poi l’abisso che si spalanca sotto i tuoi piedi per le blasfemie che inanelli quando il tuo semiparalitico portiere afferra la palla su un corner e la deposita sui piedi dell’attaccante avversario (poteva anche lucidargli le scarpe visto che c’era).

Per fortuna non sono le uniche spaccature: c’è anche quella spazio temporale in cui viene risucchiata la difesa del Toro che nel giro di 10 minuti prende due gol uguali, e la fessura che si apre nel cielo quando le tue preghiere vengono esaudite e le palle decisive finiscono sui piedi e sulla testa di due difensori, per non parlare del “gol a voragine” che finalmente consente a Lautaro di sbloccarsi (non che questo abbia interrotto la sua grave patologia egoistica considerato i gol che si è mangiato prima e dopo per non passare la palla al compagno di reparto).

C’è poi l’oscura immensità della morte che deve accogliere l’odiato Mister quando per l’ennesima volta fa i primi cambi quasi al 70esimo: manco a dirlo due terzini (uno che si mangia il 4-1 da tre metri, l’altro che entra e rischia un fallo da rigore seguito da un fallo da ammonizione non comminata e concluso da un fallo da giallo inevitabile). El Viejo Maravilla migliore in campo insieme al Faraone devono calcare il campo fino all’80esimo: poi uno lascia posto a Skriniar (ok), l’altra invece deve morire sul campo, mentre Lautaro lascia il posto a un felicissimo Biondo che per l’ennesima volta entra per una sgambata di 10 minuti.

Cosa salvare di questa partita contro una squadra che si salverà solo perché le altre concorrenti alla retrocessione sono ancora più ridicole? I punti, i gol, e la prova di quanta gente non dovrebbe più vestire il nerazzurro. A cominciare dal Direttore Tecnico. Ah, non ha maglie nerazzurre nell’armadio? Ma va?