Ci sono tutti gli elementi per l’inculata di inizio anno (bisesto tra l’altro): rientro dalla pausa natalizia, contro una squadra che ha cambiato da poco allenatore, con il suo capitano che non segna da una vita, su un campo dove non vinciamo da 23 anni, e l’odiato Mister ci mette del suo schierando nuovamente il centrocampo a uno. Abbiamo un solo asso nella manica, Gennarino nostro, che patisce le partite contro l’Inter come solo un milanista vero può fare: seppure non sia colpa sua la sconfitta, teniamocelo stretto come anti-talismano.

Come già detto per motivi imperscrutabili se non dovuti allo stato ancora precario di forma giochiamo ancora con il centrocampo a uno (anzi considerato il Brozo in riserva anche a mezzo): Brozo sbaglia tre palloni sanguinosi che quasi ci costano tre gol; Vecino gioca a nascondino tutta la partita (strano, di solito è sempre nel vivo del match) e sbaglia pure il cross che poi diventerà il 3-1 se non fosse per la stronzata atomica di Manolas a favore del Toro; Gagliardini dura sì e no mezzo tempo. È vero che quando entrano Barella (ammonito puttana ladra salterà la possibilità di continuare a prendere ritmo contro l’Atalanta), Sensi e Borja sono francamente a mezzo servizio, ma la situazione è drammatica. Il centrocampo svolge il suo ruolo nel pressing e nel filtrare le imbucate per 30 minuti, poi arretra di 20 metri e abbandona Lukaku e Lautaro al loro destino.

Per nostra fortuna Gattuso si inventa Di Lorenzo centrale che ci regala un gol e un rigore che se fossimo qualsiasi altra squadra della serie A sarebbe stato fischiato dall’arbitro, confermato dal VAR e anche dal Papa (nel nostro caso giusto un replay… E meno male che era al 92esimo). L’inizio del primo tempo ci vede in grande controllo e al primo errore dell’improvvisato centrale Lukaku se ne va e piazza un sinistro chirurgico che per una volta entra in porta anziché rimbalzare a centrocampo. Lautaro ha sul piede il secondo gol dopo l’unica azione degna di nota di Gagliardini nella partita, ma spara fortissimo sul portiere (gran parata). Alla seconda palla che arriva al nostro belga preferito Romelone tira una mina e Meret ci fa il secondo favore della serata, mentre i suoi compagni avanti si magnano almeno un paio di gol. Purtroppo poi Lukakone nostro viene afflitto da generosità eccessiva e alla successiva palla al posto che sparare in porta prova a mettere un cross morbido sulla testa di Wcino che probabilmente pensava alle farfalle con Lautaro in ritardo dietro di lui.

Subito dopo O’ Guappo Insigne sbatte contro una paratissima di Handanovic che entra dritta dritta nella Hall of Fame. La benzina  per il pressing a tutto campo è finita da una decina di minuti e prendiamo un gol sulla trecentesima palla passata agli avversari da Candreva in una di quelle serate in cui lo impaleresti sulla bandierina (ma non puoi perché in panchina hai solo Lazaro reduce dai rave party di Capodanno). Ovviamente il dubbio del fuorigioco attanaglia tutti tranne il VAR, ma in 90 minuti non si riesce a vedere le immagini usate per determinare la posizione di Callejon sul gol: fosse stato nostro il gol ci sarebbero stati almeno 900 replay e 800 minuti di dibattito, ma si sa, con i gol contro l’Inter non usa.

Il secondo tempo comincia ovviamente come ci si aspetta con un Napoli all’arrembaggio, il nostro centrocampo inesistente e in grande sofferenza. Poi la palla arriva al centrocampista fantasma uruguayo che senza pensarci prova una delle sue giocate tipiche ovvero il cross a caso in area con palla a rientrare (ovviamente non avendoci pensato la cosa viene bene perché lui come Candreva e altri avendo il cervello di un’anatra triploide deve putnare tutto sui riflessi primari degli automatismi animali del sistema nervoso): il cross è sbagliato, ma Manolas non lo sa, entra in scivolata e l’appoggia a Lautaro che con grandissima prontezza insacca il 3-1. Intravediamo la meta, ma mancano 30 minuti. 

Ed è qui che scatta la mossa Gattuso: il nostro anti-talismano toglie un terzino di ruolo ciancicando ancora di più la difesa, e poi toglie Milik (Llorente mah) che ci aveva fatto un culo così per 50 minuti lasciando in campo Insigne O’Guaglione ‘Nnamurato che vuole vuole vuole, fortissimamente vuole, ma non conclude un cazzo. Prima della fine c’è tempo per una paratissima in tuffo di Handanovic e per il già citato rigore clamoroso totalmente ignorato da Doveri e Calvarese (strano, anche qui, chi l’avrebbe mai detto), che completano l’opera con la solita pletora di ammonizioni per i nerazzurri (se il metro di giudizio usato con noi venisse usato con altre squadre di serie A a caso giocherebbero con la Primavera metà delle partite).

Passano i minuti e la partita finisce. Vinciamo a Napoli dopo la pausa e dopo 23 anni. Non ci avrei scommesso una lira e anche durante la partita magicamente abbiamo approfittato di ogni errore avversario riuscendo a tamponare le svariate cagate combinate da alcuni nostri prodi. È una sorta di miracolo. Il miracolo di San Gennaro, totem al contrario negli scontri contro la Beneamata.