Arriva il momento più brutto del calendario 2019-2020, stranamente posizionato in maniera strategica alle ultime 5 di andata e di ritorno. Si sa che io non sono per nulla complottista, ma viene da pensare che se io fossi una squadra che vince da tanti anni e che ha influenza, nel dubbio metterei partite difficili alla mia avversaria più inaspettata ma più insopportabile proprio nel periodo in cui le abbiamo noi. Peraltro questo mio lieve retropensiero è alimentato dal fatto che appena ci siamo avvicinati o addirittura abbiamo messo il naso davanti, ecco magicamente arrivare una direzione di gara che chirurgica è dir poco: ogni episodio è stato deciso sul filo del rasoio, ma sempre a sfavore nostro. Come hanno scritto altri sarà casuale, ma di solito le monete non cadono 100 volte su 100 su una faccia sola, a meno che non siano truccate.

In ogni caso ci presentiamo contro una diretta pretendente ai primi quattro posti con un centrocampo a 1 (Brozo) e due esterni dotati di piedi di ghisa tali che in confronto quelli che esibisco io al calcetto del giovedì sera sembrano il sinistro di Mariolino Corso (e ricordo a tutti che sono stato bandito da ogni squadra giovanile all’età di 6 anni, per offrirvi un metro di paragone per il valore delle mie prodezze pedatorie). Candreva è in quelle serate in cui ti ricordi perché ti ha fatto battere il record di bestemmie, mentre Biraghi (a cui veramente voglio un bene dell’anima umanamente) è talmente imbarazzante da costringerci a fare il terzo cambio per sostituire lui. Certo se poi entrano Lazaro che non riesce a saltare un uomo neanche se è la sagoma da allenamento e che ha paura anche della sua ombra, e Asamoah che tocca tre palloni e fa partire tre volte la Roma in contropiede, uno capisce il perché di certe scelte disperate.

In mezzo siamo disperati: il centrocampista inesistente riesce nell’impossibile compito di essere determinato sia nella posizione che nel momento violando palesemente il principio di Heisenberg, e laddove si muove non ne fa una giusta, tra cui alcuni appoggi sanguinari solo in mezzo all’area per Mirante (il portiere avversario ricordo) anziché per i propri compagni. Borja Valero rispetto a questo individuo di cui non oso nemmeno pronunciare il nome sembra Pirlo e fa il suo, ma Brozo praticamente gioca da solo contro tutti. Poraccio.

Nonostante tutto questo tra il primo e il secondo tempo la compagine giallorossa osannata da mezza Italia non fa manco mezzo tiro in porta: in compenso una palla recuperata arriva esattamente tra Lautaro e Lukaku, ma purtroppo per noi ci arriva il belga e non l’argentino che in sto periodo segnerebbe pure bendato; Mirante è costretto a due interventi miracolosi e viene salvato dal palo e da interventi estremi dei propri difensori in più di un’occasione; Brozo ha una palla perfetta in mezzo all’area, ma centra il primo anello blu, cosa che chi aveva osservato attentamente il riscaldamento sapeva già sarebbe accaduta dato che il croato ha passato tutta la fase dei tiri in porta a impallinare tifosi e allargare le braccia desolato. Sapesse quanto eravamo desolati noi a fine match. Anche l’ultima azione sui piedi di Lautaro finisce con un recupero miracolo di un difensore romanista. Non è serata, e infatti esaliamo due punti insieme al fiato corto.

Non sono d’accordo con chi dice che è un pareggio che ci sta. Non ci sta per un cazzo. Ci avessero preso a pallonate vivrei sereno il risultato, ma una partita in cui puoi restare davanti e ti mangi due gol come quelli di stasera va segnata sotto la colonnina dei punti buttati nel cesso.