Il giorno dei morti è per molte culture l’equivalente del nostro Carnevale: ogni regola viene sovvertita, ogni giudizio può essere ribaltato dalla magia che si sprigiona nel giorno in cui i morti e i vivi si parlano, si sognano, si conoscono di nuovo. A questo possiamo ascrivere quanto accaduto durante Bologna-Inter: Lazaro non ha portato sfiga e anzi ha anche azzeccato più di una diagonale difensiva, l’Inter vince in rimonta dopo 2 anni, ci danno un rigore al 90esimo senza manco usare il VAR che ci permette di vincere. Poi dite che le tradizioni popolari non sono radicate in realtà ataviche. Miscredenti.

Parliamo della partita: l’odiato mister cede alla necessità del turnover confidando nel fatto che il Bologna non sia abituato a fare 3 partite in 7 giorni e non corrano tutti come indemoniati. In effetti l’unico veramente indemoniato è il solito Poli che dopo un breve trascorso in nerazzurro si è trasformato in uno dei più noti hater della Beneamata di ogni tempo. La merdaccia. Ci presentiamo sulla carta con due fasce degne di un film horror (sempre per restare in tema con il giorno in cui giochiamo): Biraghi in effetti non fa niente di male, ma neanche niente di bene (Biro, ti vogliamo bene dai tempi degli allievi e ci perdonerai la schiettezza); Lazaro come detto fa piuttosto bene anche in fase difensiva, ma soprattutto finalmente in fase offensiva. In mezzo dobbiamo continuare a giocare con un impedito che non riesce mai a fare un passaggio giusto, ma deve essere una maledizione per gli interisti della mia generazione quella di patire per vedere un centrocampo degno di questo nome con continuità protagonista nella propria squadra.

Per tutto il primo tempo ci mangiamo una tonnellata di occasioni (praticamente non arriviamo neanche al tiro, ma produciamo diverse situazioni “pericolose”) e segnamo pure due gol, purtroppo per noi irregolari. All’intervallo penso senza proferire verbo “quando produciamo tanto e non segnamo di solito la pigliamo in saccoccia“: e infatti i rossoblù fanno l’unico tiro in porta della partita e segnano un gol abbastanza casuale. Mentre le bestemmie si sprecano Skorupski vive la sua notte da Jascin (come da consuetudine per lui e i suoi sodali Sportiello e Consigli solo quando incontrano noi) parando più tiri in 90 minuti che in tutti i suoi ultimi due anni di carriera.

Poi l’odiato mister rimette in campo Antonio Cadrega che l’anno scorso sembrava ormai un pensionato incapace anche di mangiare una minestrina, mentre quest’anno ha una prestanza che manco Daredevil. Il suo ingresso in campo cambia l’inerzia degli ultimi minuti del match. Nonostante l’ingresso in campo dell’inutile per eccellenza (ex Sassuolo di cui non voglio manco dire il nome), per fortuna Lautaro, pur stanco morto, riesce ad avere la lucidità di entrare in area e puntare tutte le sue fiche sul nostro infiltrato storico Mbaye che non ci delude neanche quest’anno: rigore che Lukaku trasforma con la freddezza di un sorbetto al limone (notare la poesia di questa immagine). Nos gustan los muertos (tranne quando sono giocatori dell’Inter).