Arriva sempre un momento in cui ha senso tirare le somme e certamente la conclusione del girone di andata si presta a questo scopo, peraltro posizionato perfettamente per definire le ambizioni della squadra: reduce da una grande partita dove batte la rivale storica, si gioca in contemporanea con chi ci sta davanti che ha un impegno ben più arduo che la Dacia Arena. Il risultato, un pareggino che ci serve come un brodino a un malato terminale, spiega bene perché siamo secondi.

La partita comincia sotto tono e già le bestemmie fioccano, soprattutto nei confronti di Miccia Corta Lautaro che ovviamente segna l’unico gol in cui è in fuorigioco dopo aver sprecato milioni di occasioni nelle ultime partite (ricordiamo che la nostra seconda punta ha segnato solo in 2 partite delle ultime 15!!!) in cui purtroppo veste la maglia di titolare anche grazie all’assenza totale di alternative garantita dalla munifica proprietà e dalla esilarante area tecnica nerazzurra. Non contento riesce anche a sparare sulla mano di Musso (ben un 1,5 decimetri quadrati dei circa 1500 a disposizione per segnare, lo 0,1%!) l’unica vera occasione del primo tempo, segnando irrimediabilmente la partita. Certo possiamo anche attaccarci a quella merda che l’AIA ci manda a turno ogni weekend che inspiegabilmente non assegna il secondo giallo ad Arslan sbeffeggiato da Lukakone (fosse stato Bastoni sono certo che era negli spogliatoi al 25esimo, mentre Gotti si può permettere di sostituirlo tomo tomo al 32esimo!!!), ma la verità è che l’impotenza e la lentezza mentale dimostrata dalla squadra è più che sufficiente a spiegare il risultato mediocre.

Il secondo tempo non vede lo spartito cambiare, né quando le occasioni fioccano sui piedi del nostro uomo in più delle ultime partite (Achraf tu quoque) che ci tradisce proprio sul più bello, né quando l’Odiato Mister  cerca finalmetne di cambiare l’inerzia del match con ben 3 cambi: il modo in cui entrano le nostre riserve, con la stessa voglia che ho io di andare a farmi fare una peretta anale da 5000 ml, ci spiega molto bene l’impasse in cui siamo e che in buona parte è dovuta alle scelte fatte dalla società in termini di esseri umani (se vogliamo definirli così).

È un buon momento per tirare le somme: 41 punti sono un bel bottino per una squadra mentalmente e tecnicamente piuttosto scarsa come la nostra e se ripetuti nel girone di ritorno (cosa che non credo accadrà) garantirebbero sicuramente il raggiungimento dell’obiettivo della munifica proprietà (ovvero il quarto posto); che i tifosi concordino con questo obiettivo e siano soddisfatti di questa mediocrità è tutto da discutere, perché con poco sforzo quest’anno si potrebbe puntare al bersaglio grosso sempre che i gobbi continuino con il suicidio assistito. D’altronde non può essere un caso che ogni occasione per fare il salto di qualità e stoccare è stata fallita: la finale con il Siviglia, il derby contro i diretti avversari, la partita con lo Shakhtar dei gironi di CL, la partita con la Doria e quella di stasera in cui abbiamo mancato due volte su due l’aggancio. Siamo una squadra di seconde scelte con la testa di una seconda scelta: abbiamo paura di essere primi, di vincere e di conquistare qualcosa, perché dovremmo ammettere che quando non è successo abbiamo avuto grandi responsabilità. Continuare ad essere vice invece ci aiuta a crogiolarsi nel nostro auto-ridimensionamento, con buona pace dei giramenti di coglioni di noi tifosi. In campo potrei ma non voglio, a casa (sugli spalti chissà quando) una masnada di Don Abbondio che si accontentano di sta merda. Bioparco.

PS: la differenza tra noi e i cugini è che loro almeno 5 partite le hanno portate a casa tra l’88esimo e il 94esimo mostrando una certa cazzimma (e un certo culo), mentre noi a parte le partite con Torino e Viola recuperate in maniera improbabile abbiamo lasciato punti sanguinosi in partite in cui avremmo dovuto vincere con 2 gol di scarto. Alla fine dell’anno 10 punti persi  guadagnati così faranno la differenza. Porta la nonna.