Stasera avevo fatto scorta di bestemmie, perché a Verona hanno sofferto tutti e perché i nostri eroi di solito quando c’è da portare a casa i 3 punti senza se e senza ma si riempiono di però e forse. E ho fatto bene perché nonostante il Verona abbia giocato probabilmente una delle sue peggiori partite non tirando mai in porta siamo riusciti a restare in bilico fino al 93esimo. Ma andiamo con ordine.

È palese che la squadra sia stanca morta, soprattutto nelle individualità che hanno tirato la carretta: Lukakone ormai striscia per terra, ma anche così è il migliore in campo caricandosi in spalla umanamente, moralmente, fisicamente e tatticamente tutto il resto della squadra. Se stasera portiamo a casa i 3 punti lo dobbiamo soprattutto a lui. E onestamente dopo un primo tempo in cui tiriamo in porta una sola volta con un bell’esterno di prima di Lautaro non me lo aspettavo. Proprio Miccia Corta El Toro sarebbe quello che dovrebbe toglierci di impaccio in sto periodo, ma per 45 minuti non sembra intenzionato a farlo, dato che a parte la girata non tiene un pallone manco per sbaglio.

Il secondo tempo ci vede partire più arrembanti e finalmente Lautaro fa quello per cui è pagato: gol. E con una gran girata per cui avevo già sfoderato un discreto parco di bestemmie vedendo la palla rimbalzare sul palo (e pensando che sarebbe uscita). La reazione del Verona è tiepida e per un attimo commetto l’errore di pensare che la partita sia indirizzata per il verso giusto. Purtroppo ogni interista dovrebbe scrivere nella sua letterina a Babbo Natale perché gli porti un autotreno con cui investire quel salmone insaccato che abbiamo in porta e che regala un gol a un Verona imbelle praticamente passandola all’esordiente Ilic (i soliti benefattori, siamo) a mezzo metro dalla linea di porta. Vi prego, vestitelo come un pinguino e mandatelo a fare l’aiutante di Zanetti nello stare zitto, prendendoci un portiere. Qualsiasi.

A questo punto posso dare libero sfogo alle bestemmie, non fosse che dall’unico angolo battuto non all’altezza del ginocchio del giocatore che protegge il primio palo, Skriniar non viene marcato e la piazza con una palombella di testa in fondo al sacco: non c’è due senza tre, ciapel ch’el ghé, diceva mio padre in milanese stretto accompagnando di solito l’affermazione con un eloquente gesto apotropaico. Questa volta alla seconda rimonta in una sera così non ci crede manco Juric, ma noi per non farci mancare nulla ci mangiamo almeno 3-4 gol fatti in contropiede, l’ultimo dei quali è clamoroso perché il prode Giacomelli fischia un fallo inesistente proprio mezzo secondo prima che Hakimi la appoggi per Lukaku a un metro dalla porta per un meritato gol in una serata in cui praticamente ha fatto tutto da solo (si è lanciato, ha protetto migliaia di palloni, ha crossato, fatto assist, fatto il regista, penso che nello spogliatoio abbia anche piegato e stirato le magliette). Ma l’arbitro ha un bidone di immondizia al posto del cuore e deve fare il fenomeno anche al 93esimo. Si risparmia il mio profluvio di madonne solo perché contestualmente fischia la fine del match assicurandoci gli agognati 3 punti. E vaffanculo a tutti.