Sembra di essere tornati indietro nel tempo, o forse non ci siamo mai mossi, unici veri interpreti della fisica quantistica a nel mondo del calcio. Se non ci fosse un gobbo in panchina e decine di scarponi in campo penserei di essere nel 2005 quando gridavamo “Hasta el pareggio ya!” frustrati dalla prima Inter manciniana.

Ci presentiamo al termine del tour del force di ottobre stremati nel fisico, nelle idee e nelle intenzioni, con una coppia d’attacco praticamente uscita da una RSA che infatti gioca da mezzo infortunata per aver calciato il pallone nel riscaldamento (si sa, quando invecchi, è meglio non farlo che i minuti nelle gambe sono oro colato). In mezzo al campo non facciamo tre passaggi di fila e il primo tempo potrebbe essere riassunto sotto il titolo “La Grande Bruttezza” se non fosse che ormai ci siamo mestamente abituati a sta schifezza.

I telecronisti cercano perifrasi mirabolanti per nobilitare lo spettacolo indegno a cui stiamo assistendo, ma per fortuna l’Atalanta non sembra in giornata di grazia. Incredibilmente dal nulla che sta rappresentando Lautaro in questo periodo salta, sbuccia il pallone con il ciuffo e lo mette in fondo al sacco. Senza sapere come siamo in vantaggio. Non solo: dopo pochi minuti un contropiede perfettamente orchestrato mette Vidal davanti a Sportiello, che complice il cileno, si riscopre Jaschin per una domenica (sempre contro di noi). Sulla respinta Barella al posto di spaccare la porta, la piazza e Sportiello concede il bis.

Tutti sappiamo come finirà dopo questo numero da operetta. Nonostante questo l’Atalanta si sveglia ma non arriva mai a impensierirci. Paradossalmente quando la squadra schierata titolare non ha più manco una molecola di ossigeno in corpo e l’odiato Mister decide di fare i cambi (peraltro con gente sulla carta migliore di quella in campo) subiamo l’ennesima rimonta lasciando fare ai bergamaschi circa 900 passaggi prima di trovare un tiro abbastanza fortunoso che spiazza Handanovic.

Il finale – questo sì – è più tambureggiante con schemi saltati e occasioni da entrambe le parti, ma più che una partita di serie A sembra la fine delle partite di calcetto del lunedì (se si potesse ancora giocare) dove può succedere di tutto a fronte di stanchezza e poca lucidità. Alla fine portiamo via un punticino che non ci serve a un cazzo se non a continuare a coltivare le nostre illusioni fondate sul nulla cosmico. Arriverà il momento di fare i conti con la realtà e temo che sarà prima di quanto pensiamo.

C’era un tempo in cui ci prendevamo in giro bonariamente gridando “Non Vinciamo mai!” ma mai avremmo pensato di rivedere questo film proprio quest’anno. Mala tempora currunt.