Prima settimana in cui si gioca tre volte e l’Inter sembra già una squadretta normale, con poca gamba e in cui gli automatismi ancora tutti da trovare ti fanno fare fatica contro una Lazio a pezzi e che si aggrappa alle certezze conquistate in questi ultimi anni di inzaghismo. La formazione iniziale convince per 10/11 (al netto del fatto di giocare praticamente senza portiere ormai da qualche anno): Perisic a sinistra ha già dimostrato di essere una riserva e io sarei partito con il titolare Not So Young. Sarò un veggente però la partita dimostrerà che avevo ragione.

Il campo però – al di là dei nomi sulle magliette – dimostra subito che il mediocampo di fabbri non riesce minimamente a creare gioco: Nick Dinamite, il Losco e Gaglia di Legno sono sempre troppo vicini e non riescono mai a costruire un’azione degna di questo nome. Passa tutto dai lanci per Lukaku che deve difendere palla e orchestrare l’azione d’attacco. Lautaro dopo aver cincischiato per 35 minuti la insacca nell’occasione meno limpida, ma andare in vantaggio al riposo è da leccarsi i baffi, anche perché sembriamo tornati afflitti da quella sindrome per cui non si può tirare in porta se non si è dentro l’area piccola (con una moltiplicazione di passaggini al limite e conseguenti bestemmie da far sembrare il tiki-taka l’epitomo della verticalizzazione).

Uno spererebbe che – considerati i due cambi obbligati della Lazio – nell’intervallo l’odiato Mister puntasse un po’ in alto per mettere in saccoccia la partita con un raddoppi rapido. Ma qui entra in gioco il Teorema del Limite di Conte: l’odiato Mister fatica terribilmente a leggere le partite in corso e a cambiarne l’inerzia se non vi è obbligato da condizioni esterne e questo nei Big Match di solito si traduce in un’incapacità abbastanza comprovata di vincere. E così sarà anche oggi, infatti, dato che dopo due mezze occasioni sbucciate da Lukakone e Lautaro su un cross ben fatto ma innocuo Perisic (ma va?) fa da sgabello al Sergente che la schiaccia perfettamente sul palo di Handanovic che non fa neanche finta di provare a prenderla nonostante passi a mezzo centimetro dal suo piede.

Sul pareggio speriamo che l’odiato Mister cambi qualcosa, ma ovviamente non accade. In compenso comincia lo show di Guida (uno spot per l’AIA come sempre) che espelle a caso Immobile per poi pentirsi e cercare in ogni modo di espellere un interista fino a riuscirci con Sensi per una mano appoggiata sul petto (se il metro è questo praticamente le partite finirebbero 7 vs 7). Il dramma è che nei lunghi minuti 10 vs 11 non riusciamo a confezionare manco una palla gol. L’unica arriva nel finale per un tiro mezzo deviato di Brozo appena prima della seconda espulsione di giornata: non basta una mezza loffia per salvare la giornata e la nostra fetta di culo ce la siamo già giocata con i Viola.

Finisce con un mesto pareggio l’ennesimo scontro diretto senza i 3 punti con la sensazione che ci manchi ancora parecchio in termini di uomini e di idee per arrivare seriamente a competere se non in situazioni estremamente improbabili (l’EL del CoVid oppure una Coppa Italia con tabellone favorevole). La strada sarà lunga e lastricata di madonne, meglio mettersi l’anima in pace, tanto più se insistiamo a fare ste cazzo di partite con 5 gol a cui poi seguono sequele di pareggi di merda. Ecco, l’ho detto.