Che sarebbe stata una partita di merda (in onore della quale riesumo l’immagine del post) me lo sentivo da giorni. Ma il tifo rende ciechi e quindi ho sperato che fosse il mio solito pessimismo cosmico a parlare. E non ho voluto cambiare idea neanche quando ho visto che, obbligato a schierare dall’inizio sia Asllani sia Calha – chissà perché visto che Frattesi aveva fatto bene – Inzaghi sceglie di mettere in regia l’albanese e mezzala il turco nella posizione che tanta sfiga gli ha portato in maglia rossonera fino a farlo approdare da noi scappando a gambe levate da Milanello Bianco. Ho sperato che a partita in corso si accorgesse dell’errore madornale, ma non è accaduto, anzi.
Non ho voluto cambiare idea neanche quando nel primo tempo a fronte di frotte di occasioni nostre (Lautaro di testa e di piede se ne mangia 3, Bisteck se ne mangia 2, Dimarco 1, Darmian 1, ecc. ecc.) il Parma quasi va in gol due volte con Bonny e Man che non segnano il nome sul tabellino solo grazie a un super Sommer. Chiudiamo avanti di 2 gol il primo tempo segnando le occasioni meno ben costruite e meritate (un colpo di tallone di San Matteo da Legnano e una ciabattata di Tikus che se non si toglie ste cazzo di treccine tornerà a segnare nel 2029), mugugnando perché la sensazione che a questa squadra ormai non bastino manco 2 gol di vantaggio per stare tranquilli è forte e inizia a rodere centimetro dopo centimetro l’ottimismo. L’arte di buttarsi via.
Come al solito rientriamo dagli spogliatoi molli e svagati, lasciandoci schiacciare dai parmensi fino a che facciamo la frittata. Ma la situazione sarebbe ancora gestibile (come già successo con l’Udinese): certo Inzaghi avrebbe dovuto dimenticarsi i cambi che aveva scritto nel foglio Excel e capire che Calha doveva restare in campo al posto di Asllani (su Lautaro capisco che al rientro dall’infortunio era meglio andarci cauti), oppure i giocatori in campo avrebbero dovuto togliere la testa dal culo dato che nel secondo tempo praticamente gioca al livello necessario il solo Acerbi. Invece no: in una squadra già traballante, mentalmente e fisicamente agli sgoccioli ormai da 2 mesi (qualcuno ci spiegherà come sia possibile? E per farlo non basta l’anagrafica…), buttiamo dentro tre riserve di cui due con problemi psicologici di autostima (e la terza, che sarebbe il polacco, fa rimpiangere il cadavere di Dalbert), cosa mai potrà andare storto?
Tutto. Infatti prendendo due gol e rischiando di brutto anche il terzo, con tutti i subentrati che fanno cagare dal primo all’ultimo minuto giocato, andandosi ad aggiungere all’elenco di gente che dovrebbe essere messa tipo arancia meccanica a riguardare la partita (e Bisteck anche le sue due precedenti) con sottofondo di Ludvigvan. Siccome siamo in quella fase in cui contano solo i 3 punti, quando i 3 punti non arrivano è giusto che arrivino le bestemmie e gli insulti, perché altrimenti è troppo comodo.
Ci stiamo buttando via. Lo stiamo facendo per il nobile tentativo di restare in gioco fino in fondo ovunque, ma stiamo facendo i conti senza l’oste, ovvero senza guardare i limiti della rosa costruita non certo per reggere questo numero di partite (2 soli attaccanti decenti che infatti non ce la stanno facendo; nessun cambio all’altezza in mezzo al campo; cambi ragionevoli solo in difesa ma che per motivi misteriosi non vedono il campo come Pavard, per dirne una) e i limiti del nostro allenatore, vittima della sua maniacale programmazione e della sua incapacità di cambiare scelte in corsa per adattarsi alla situazione (spiegherà l’insistenza su Bisteck? spiegherà quella su Asllani?). Anche se a sua discolpa va detto che se ti giri verso la panchina dell’Inter ti sembra di vedere un misto tra la piscina di Cocoon, l’inferno di Dante e la casa dello Skrondo.
Se non si capisse mi gira proprio il cazzo e temo che questi ennesimi punti persi e gol presi (siamo a 30 stagionali, il 50% in più di tutto l’anno scorso) quando sarà il momento di tirare una riga ci metteranno al di sotto di quella necessaria a portare a casa qualcosa. E rimpiangeremo la cosa a lungo perché ho la netta sensazione che l’ennesima settimana maledetta is coming, e francamente mi erano bastate le precedenti.