Io non ci sono abituato. Non va bene. Sia perché non ci sono abituato. Sia perché poi noto la differenza ed è ancora peggio. Non potete piazzarmi una serata di NormoFootball così su due piedi.
Per una volta va tutto più o meno come dovrebbe. Formazione con ampio turnover per far riposare chi ne ha bisogno (Barella e Lautaro) e far mettere minuti a chi è meglio se gioca (Calha, Thuram, Carlos) e gol splendido all’incrocio di Tikus à la Tikus al minuto 8 con qualificazione in ghiaccio. È tutto talmente sereno che non mi incazzo neanche troppo quando dopo aver mancato di un soffio il raddoppio – di cui una volta in cui Taremi sembra muoversi con il treppiede per il Parkinson in mezzo all’area prima di tirare in bocca al portiere – riusciamo a regalare a questi scappati di casa il rigore per l’1-1.
Nel secondo tempo è un monologo nerazzurro coronato dal 2-1 su un rigore abbastanza generoso procurato da Taremi e non da una delle 3-4 occasioni clamorose di Tikus per fare doppietta di cui una clamorosa che si stampa sulla traversa e avrebbe meritato miglior sorte. Insieme a Tikus come non citare il capitano Denzel Cavallo Pazzo DumFire che veramente è incontenibile: tutto lo stadio si alza in piedi ad applaudirlo quando al 90esimo dopo aver arato la fascia tutta la partita, parte da solo in contropiede, poi torna fino alla nostra area per difendere con una diagonale perfetta, recupera palla e riparte per fare il contropiede anche sulla fascia sinistra. Una roba disumana. Se avesse anche i piedi montati per il verso giusto sarebbe un animale da studiare. Ma non all’Inter. Invece così possiamo divertirci con le sue sgroppate.
Detto questo parliamo di chi avrebbe potuto farci cambiare idea, e invece: Asllani entra al 65esimo, prova a segnare dal calcio d’angolo e poi scompare dal campo per essere notato solo per 3-4 cagate delle sue; Taremi abbiamo provato a farlo segnare in tutti i modi, ma pure il rigore che poteva tirare è farlocco; Arnautovic boh; Frattesi parte bene, ma per ogni cosa giusta ne fa una sbagliata, anche se avremmo disperato bisogno di lui; menzione d’onore per i bambini che entrano in campo e sono meglio almeno di 3 su 4 dei grandi che ho appena citato, una cosa che non so se sia meritorio per loro o imbarazzante per gli adulti.
In ogni caso non ci lamentiamo: nella mia vita ho visto i quarti di finale 10 volte, quindi è un traguardo tutt’altro che scontato, soprattutto per una squadra molto meno completa e forte di quello che vorrebbero far credere per sminuire quanto abbiamo vissuto in questi anni. Tant’è che di serate normali come questa ne viviamo poche, e quindi diventano serate speciali.