Non ho nulla da eccepire alla formazione iniziale di Inzaghi che giustamente se la gioca con le riserve per poi decidere come procedere in corso d’opera. La sfiga che abbiamo addosso sugli infortuni prosegue e ci fa fuori il terzo terzino in una settimana propri prima dello scontro diretto. Tutto a posto. Anche la Lazio a onor del vero schiera solo il centrocampo di livello e per il resto si farcisce di riserve.

Ne viene fuori una partita a bassi ritmi, giocata per vedere come va: dietro gran partita di Pavard e DeVrij, così come di Dumfries quando entra al posto di San Matteo da Legnano, vittima dell’ennesimo infortunio, e Bisteck (anche se sono due sue deviazioni fortuite a farci rischiare due gol di rimpallo). In mezzo buona prestazione di Zielinski e solita prestazione incolore (giusto 2 lanci e un tiro al 48esimo in pieno recupero di primo tempo) di Asllani  che rallenta il gioco in maniera inaccettabile. Frattesi oggetto un po’ misterioso: 30 minuti molto buoni per inserimenti e tutto sommato anche per coperture, ma poi scompare progressivamente fino a uscire per l’ennesimo infortunio muscolare che non si capisce bene.

Va detto che stasera Arnautovic fa una signora partita coronata da un gol da antologia che sto ancora cercando di capire da dove ha tirato fuori, anche se io – come è noto – ci ho sempre creduto (ahahahahaha, ndn). Patemi invece è sempre più accartocciato sulla sua depressione sfoderando una prestazione di rara mollezza, al confronto della quale mi tocca fare i complimenti a Correa. Soffriamo un po’ il pressing dei titolari della Lazie nella prima parte del secondo tempo, ma poi per fortuna Gigot fa la minchiata proprio sul Tucu e ci regala il rigore del 2-0 di Calha.

Il resto è controllo della partita e qualche occasione clamorosa che si poteva finalizzare meglio. Alla fine vinciamo e andiamo in semifinale a romperci i coglioni di nuovo con i cugini di merda. Ma non c’è nulla da eccepire.