In una Caporetto come quella di stasera (sinistramente simile a quella di Bologna di 3 anni fa) è difficile puntare il dito su un singolo colpevole perché dove indichi cogli in ogni caso nel segno: possiamo parlare di Frattesi che ci è costato una supercoppa e due recuperi (e quindi probabilmente anche il campionato) ma che viene comunque schierato anziché cacciato a calci in culo e sostituito, riuscendo nell’impresa di una marcatura che neanche tra i dilettanti; oppure di Bisteck che alterna prestazioni da incorniciare a serate horror come quella di stasera in cui però viene lasciato in campo anche quando è chiaro che fa più danni della grandine; o ancora di Mkhitarian che da quando ci ha definito “ingiocabili” ha fatto cagare per 170 minuti e spicci filati; come potremmo citare Thuram spompissimo e Lautaro che a parte qualche sprazzo qua e là è ormai un anno e rotto che fa pietà ai morti, oppure Carlos che da quando ha fatto il trapianto di capelli è diventato un mezzo cespite.
Il punto fondamentale è un altro: hai una rosa che tutti si ostinano a definire “la più forte” e l’allenatore che tutti invidiano per il suo “bel giuoco”, nonché la miglior dirigenza italiana? Ebbene se è così il bottino probabile ormai di 1 scudetto in 4 anni (per quanto io me lo sia goduto come un pazzo) è un bottino molto misero che permetterà a Inzaghi di rimanere nella nostra storia, ma lascia ampiamente l’amaro in bocca (visto che cicli come quello che stiamo vivendo difficilmente ne vedremo molti). La responsabilità è da condividere, non vale giocare a nascondino: alla società non frega un cazzo di vincere, e questo è chiaro perché in caso contrario avrebbe acquistato qualcuno per far rifiatare i titolari che non fosse un cazzo di scarto dell’umanità. Dover rimontare la partita di stasera buttando in campo Ernia Letale e Pulcino Bagnato Patemi è un insulto ai tifosi che ci credono (senza contare che è un manifesto di scemenza oppure di stato confusionale dell’allenatore perché non ci credo che non ti rendi conto che con Arnautovic in campo hai tolto un giocatore anziché aggiungere una punta, ad esempio).
L’allenatore non sta facendo il salto che serviva fermandosi a un passo dalla metà: la squadra gioca sempre allo stesso modo, gli avversari ormai lo hanno capito e quando devi rimontare con foga e rabbia il tiki taka 2.0 (o ScemoneBall che dir si voglia) è sterile e spuntato. Vedere stasera 0 tiri in porta dopo l’1-0 e anche dopo il 2-0 (quando finalmente Scemone ha provato a cambiare spartito ormai fuori tempo massimo) è avvilente. Ma anche i giocatori stanno dimostrando quello che valgono non tanto e non solo calcisticamente, quanto umanamente. In un gara in cui dovevi partire a razzo, ti sei presentato con il motore imballato e le gambe che non girano (e prima ancora la testa).
Le partite si possono perdere, ma fare figure di merda di questa proporzione sempre nella sera degli esami denota una certa carenza di dignità ed amor proprio. La Caporetto di stasera consegna mentalmente lo scudetto ai partenopei e mi stupirei molto se questa squadra facesse più di 5 punti nelle prossime 5 partite (la situazione è “stranamente” simile ai 7 punti in 7 partite e alla “settimana maledetta”), ma sarò felice di essere sbertucciato dagli interfelici e dalla squadra (volentieri, eh, dimostratemi che non vi conosco così bene come penso). Serviva fare mercato, serviva cercare soluzioni alternative, serviva cacciare a calci in culo chi non credeva nel progetto e cercare nuove forze ed entusiasmi, serviva crederci e andare oltre la stanchezza, serviva vincere almeno una volta in due recuperi anziché fare 1 punto, serviva avere culo forse anche (e domenica alla fine la Rometta ci aveva servito l’occasione su un piatto d’argento), ma non si può sempre sperare che le cose girino a tuo favore solo perché tu sei tu e gli altri non sono un cazzo. Serviva voler essere l’FC Internazionale, mentre stasera eravamo una squadra qualsiasi di mezza classifica. E questo è quello che fa più male. Andare affanculo senza passare dal via, grazie.