Scontro al vertice della serie A che segue lo spartito previsto e prevedibile: Napoli organizzato e studiato per bloccare tutte le fonti di gioco nerazzurre e non lasciare spazi; Inter che muove il suo spartito alla ricerca di un errore. Il pareggio era il risultato più facile da immaginare, ma per come abbiamo giocato la partita siamo sicuramente noi quelli che hanno più rimpianti.

D’altronde giocare per l’ennesima partita in 10 perché il tuo capitano e uomo più pagato della rosa risulta ancora non pervenuto in campo all’alba di novembre tende a rendere difficile se non impossibile segnare (e a dire il vero abbiamo giocato in 9 e mezzo perché pure Tikus è uscito dalla fase di grazia ed è entrato nella fase polveri bagnate come già accaduto l’anno scorso, solo che quest’anno l’avvicendamento con il Toro nel tabellino marcatori non si vede manco con il binocolo).

Il lato positivo è che giochiamo una partita attenta difensivamente e – a parte un paio di smarroni che mi hanno fatto bestemmiare il signore – subiamo gol solo su un doppio rimpallino piuttosto sfigato. Altro aspetto positivo è restare agganciati alla testa della classifica per ora. Ma i lati negativi sono molti di più: senza attacco non vai lontano e soprattutto spompi il centrocampo che deve lavorare per tre; la forma fisica a novembre sembra quella dopo i carichi del precampionato; Inzaghi sembra sempre più rientrato nei ranghi di Scemone, vittima dei suoi stessi limiti (75 minuti e rotti di questo Lautaro sono un crimine contro l’umanità, l’incapacità di cambiare spartito e inventarsi qualcosa per cogliere Conte di sorpresa è clamorosa, ecc.).

In una serata così ci si mette pure il fato: Calha sbaglia il primo rigore dopo averne tirati 100 perfetti, ma cosa vuoi dirgli? E’ stato il migliore in campo e dopo averla pareggiata quasi ti porta a vincerla (chi se la prende con lui è un mentecatto). Per le recriminazioni citofonare dalle parti di Bahia Blanca più che dalle sue.

A bocce ferme meglio vincere mercoledì e pareggiare oggi, ma per come avevamo girato la partita spiace non averla portata a casa. Certo, avessimo giocato come stasera con i gobbi e con il Genoa (per dirne due) adesso saremmo comodamente primi a guardare tutti dall’alto in basso. Resta la sensazione che sia una stagione in cui perderemo per una folata di sfiga più che una in cui vinciamo inaspettatamente qualcosa. Ma è una sensazione, e le sensazioni stanno a zero. Anche perché se contassero quelle che provo io di fronte all’ennesima pausa nazionali potrebbero portare all’Apocalisse in un amen.