Ho passato la notte a citofonare a caso alla gente per chiedere: “Mi scusi, siamo in finale di Champions?”

Tanto per dire quanto ho realizzato la cosa dopo aver passato due notti e due giorni roso dall’ansia e dalla tensione, schivando ogni persona anche solo di vaga simpatia rossonera o in odore di menagramismo acuto. Sforzi evidentemente ben ripagati.

Della partita c’è poco da dire: forti del 0-2 dell’andata abbiamo controllato una compagine, quella dei cugini, di una pochezza imbarazzante, a cui ancora mi brucia aver regalato lo scudetto della stella per non aver saputo vincere con un Bologna inesistente. Ma affanculo i brutti ricordi, coltiviamo un momento speciale.

Un momento che è merito di Onanone e della sua vasellina sul palo, lui che quando si butta sulla palla accartocciandosi per perdere 2 minuti mi fa godere come un riccio, per non parlare poi di stasera che si è buttato nel futuro parando a terra una palla che solo lui sapeva andasse lì.

E’ merito di Cavallo Pazzo Dumfries, il giocatore più sofferto da quella merda di Theo nel globo terracqueo.

E’ merito di Matteo Darmian, una persona seria che se avesse indossato le maglie in ordine inverso farebbero titoli sui giornali per sei mesi.

E’ merito di Francesco Acerbi a cui devo le mie scuse perché si sta dimostrando una colonna importantissima anche in termini di carattere prima ancora che di gioco.

E’ merito di Alessandro Bastoni, un centrale pronto per altri palcoscenici. Un centrale interista.

E’ merito di Federico Dimarco che è come se andassi in campo io per come vive la partita e l’Inter, e per questo lo invidio molto.

E’ merito di Hakan Calhanoglu che si è vendicato (certo se tiravi 5 cm a sinistra non vivevo così di merda sta settimana).

E’ merito di Henrikh Mkhitarian, il nostro Pippo Franco nerazzurro, senza il quale non saremmo certo a questo punto.

E’ merito di Niccolo Barella, che quando fa qualche tacco in meno e qualche scarpata in più è un giocatore pazzesco.

E’ merito di Edin Dzeko che non ostante l’artrite ci ha portato in finale.

E’ merito di Lautaro Martinez, el Toro, che stasera nel momento più difficile ha fatto esplodere il Meazza.

E’ merito di Marcelo Brozovic perché è incomprimibile alla tensione.

E’ merito di Romelu Lukaku, anche se non è più quello di una volta, lo vorrei sempre nella mia squadra.

E’ merito di Robin Gosens, che ci ha rimesso una spalla ma non ha mollato.

E’ merito di Stefan De Vrij, anche se a 31 anni sembra ne abbia 70, ma io gli voglio bene.

E’ merito anche di Mimmo D’Ambrosio, che c’è sempre stato quando serviva.

E’ merito di Raoul Bellanova che non è colpa sua se ha i piedi di legno, ma corre corre corre.

E’ merito di Kristian Asllani anche se era meglio se centrava la porta a Barcellona.

In una serata così sono disposto anche a citare (senza esagerare dandogli dei meriti) Correa, Gagliardini e Handanovic. Mentre non merita di essere nominato quello che fino a pochi mesi fa era il mio idolo ed è un dolore immenso.

E’ merito di Simone Inzaghi che conquistando questa finale si è conquistato anche il diritto di avere ragione smentendo tutti quelli come me che non capiscono un cazzo di calcio. Le sue fisse non mi piacciono, ma penso che questi due anni di Inter lo abbiano fatto crescere molto più di quello che pensa e che meriti di giocarsi le sue carte ancora sulla nostra panchina a dispetto di tutti noi (e del mio equilibrio psicologico).

E’ merito soprattutto però di “TUTTA LA GENTE CHE, AMA SOLTANTO TE, CON TUTTI QUEI CHILOMETRI CHE HO FATTO PER TE, INTERNAZIONALE DEVI VINCERE!”. Noi, che sputiamo polmoni e neuroni tutte le settimane, tutti i giorni, tutti i mesi dell’anno pensando e amando la Beneamata. Ce la meritiamo tutta questa finale, perché l’Inter è una gioia infinita che dura una vita. La nostra vita. 

Questa vendetta feroce 20 anni dopo io me la meritavo e me la godo tutta. 

TE L’HO PROMESSO DA BAMBINO…